Sono 11, si chiamano Unità Geografiche Aggiuntive (UGA), e rappresentano un importante passo avanti nel processo di comunicazione del Chianti Classico. Ammesse solo nella tipologia Chianti Classico Gran Selezione (il presidente del Consorzio, Giovanni Manetti, aveva motivato la decisione in nome di un principio di prudenza e gradualità), le UGA possono essere dichiarate in etichetta da luglio 2023. Le UGA ha esordito Alessandro Masnaghetti* principale curatore della zonazione, sono delimitate da confini storici, più che topografici: “speravamo che fosse possibile distinguere un’identità collettiva per i vini di ogni UGA, ma sarebbe stata una sfida, tranne forse nei più piccoli Lamole, Montefioralle e Panzano“. La speranza è che nel futuro si arrivi a una ventina, ma non di più, “altrimenti ci ritroveremo con 2.000 UGA che sarebbe folle descrivere e che non hanno alcuna relazione con le realtà locali”.
Alberese (una roccia calcarea mista a marna calcarea), macigno (arenaria mista ad altri terreni sabbiosi non calcarei) e pietraforte, un’arenaria calcarea, rappresentano il panorama litico principale del territorio. Il primo restituisce in generale vini dall’impianto più tannico e austero, con un finale sapido e pietroso; i terreni da macigno offrono vini dalla struttura più fluida e dal corpo più leggero, con tannini più setosi a leggeri, cui contribuisce un microclima fresco, trattandosi di suoli in prossimità dei monti del Chianti. I vini cui contribuisce la pietraforte, infine, sono ricchi, sodi e strutturati.
*Alessandro Masnaghetti ha mappato la geologia e la topografia del Chianti Classico. Il suo studio dettagliato, pubblicato in un imponente tomo Chianti Classico: L’Atlante dei Vigneti e delle UGA, esamina le nuove UGA con un background storico, informazioni approfondite sui suoli e mappe dettagliate per ciascuna.